CHIUSI, PROGETTO PER UN FORNO CREMATORIO AL CIMITERO. MA C’E’CHI DICE NO
CHIUSI – Nell’ordine del giorno del Consiglio Comunale convocato per mercoledì 20 settembre (domani), figura al punto 10 un progetto di cui nessuno aveva parlato prima. Neanche en passant nei vari incontri con gli amministratori,compresi quelli estivi alla festa del Pd. Qualche giorno fa la cosa è diventata di dominio pubblico con l’avviso della seduta del Consiglio e anche per un articolo dell’urbanista Paolo Scattoni su Chiusiblog. La notizia,anzi il progetto, in questione è quello di un “tempio crematorio” da realizzarsi in area attigua al cimitero comunale. L’opera verrebbe costruita con il sistema del project financing, ovvero con l’intervento di una azienda privata in accordo con il Comune. L’azienda rientrerebbe dei costi di realizzazione con le tariffe del servizio, un po’ come avviene di norma e quasi ovunque per posteggi, palasport e varie strutture pubbliche…
Ora, che il Comune si predisponga a realizzare un “crematorio” è sicuramente cosa buona e giusta. Si tratta d una pratica da incoraggiare, per molte ragioni, compresa quella di ridurre il consumo di suolo per gli ampliamenti o riadattamento del cimitero e la manutenzione dello stesso. Diciamo che può rappresentare anche un risparmio per i cittadini per quanto riguarda appunto le spese cimiteriali… Da queste colonne lo avevamo proposto già in campagna elettorale, chiedendo alle forze in campo (e in particolare ai Podemos, che il giornale sosteneva) di farsene carico. Anche come scelta culturale e non solo meramente utilitaristica. Da allora, però,come dicevamo, nessuno è mai tornato sull’argomento. E il punto all’ordine del giorno del Consiglio del 20 settembre arriva come un fulmine a ciel sereno. Ancora una volta sembra che l’assemblea elettiva e i cittadini si trovino ad affrontare un problema con le carte già smazzate sul tavolo. A cose fatte o quasi, diciamo.
A sentire in giro, c’è chi è d’accordo e chi no. Paolo Scattoni, per esempio, sembra essere piuttosto perplesso, per l’esigua domanda di cremazioni (una decina l’anno) e soprattutto per le dimensioni (900 mq circa di superficie), per l’ubicazione in zona a vincolo paesaggistico, per i rischi di inquinamento legati anche al traffico e all’impatto ambientale.
Anche i 5 Stelle, pur dicendosi favorevoli al crematorio e alla pratica della cremazione delle salme, trovano il progetto elefantiaco e quindi fuori scala. “Un obbrobrio” lo definisce la consigliera Bonella Martinozzi,che avrebbe preferito un luogo meno “ameno”.
Chiaro che la domanda, al momento esigua, potrebbe crescere una volta realizzata la struttura. Oggi si deve andare a Siena o Perugia. E non a caso il progetto, nello schema di convenzione del project financing, prevede la possibilità di realizzare non un solo crematorio, ma anche un secondo, un terzo e un quarto forno qualora appunto la domanda di cremazioni dovesse crescere strada facendo.
La questione è seria, riguarda tutti. La gestione dei cimiteri è una cosa complicata e gli spazi disponibili sono sempre meno. La manutenzione e la “rotazione” dei campi di sepoltura hanno costi elevati. Il crematorio può essere una soluzione avanzata. Che ha pure implicazioni culturali però. Perché quindi presentare il progetto a cose fatte, senza discuterne prima apertamente e democraticamente con la popolazione? La discussione in Consiglio non esaurisce il nodo della partecipazione e non può essere considerata sufficiente. Soprattutto perché anche quella arriverà come una minestra bell’e scodellata e già nel piatto. Il nodo non è se fare o meno il tempio crematorio, quanto, se mai il come farlo e dove. Su questo si poteva e doveva aprire il confronto.
m.l.
5 STELLE, Andrea Micheletti, chiusi, cremazione
Ci sono economie di scala. È evidente che le 10 salme all’anno di cremazione a Chiusi non giustificano l’investimento. Anche se si arrivasse al 50% si tratterebbe di un percentuale di utilizzo molto esigua rispetto all’utilizzo necessario per un investimento di circa 2 milioni di euro. Non esiste la possibiliyà di costruire un “fornino” come mi pare questo articolo ipotizzi. Quindi si deve guardare a un territorio molto più ampio. Avremmo 7/8 cortei funebri al giorno provenienti dall’esterno. Sarebbe un impatto rilevante su alcune parti di Chiusi Città- C’è poi la questione della possibile quadruplicazione degli impianti così come recita lo schema di convenzione. La zona di elevato valore paesaggistico non richiederebbe un maggior rispetto? Su questi punti occorre approfondire e discutere.
http://www.socrem.bologna.it/lassociazione/forni-crematori-in-italia/
Questa è la mappa dei forni crematori in Italia.
Uno nuovo a Chiusi potrebbe contare su un bacino di 50/70 mila persone. Non molte.
Le prime obiezioni di Paolo mi sembrano solide ma bisognerebbe anche guardare i numeri del progetto e cosa prevede la convenzione con il comune prima di dire si o no.
Sentiremo domani nel Consiglio comunale maggiori dettagli.
Certo, parlarne prima qui non usa ma è l’unico modo conosciuto per ridurre il rischio di fare cazzate. Invece ancora siamo al “ghe pensi mi”.
Ma, evidentemente, ai chiusini piace così e i disastri del passato non hanno insegnato nulla.
Io ad andare a vedere le carte ci avevo anche provato. Mi è stato detto che non si poteva perché l’atto non era ancora concluso. Quindi devi per forza vederlo dopo la decisione. Luca Scaramelli ha raccontato il suo lavoro per questo consiglio. Un giorno soltanto per rimettere a posto gli 84 allegati che gli erano stati inviati con la convocazione. Ho provato su chiusiblog ad inserire una decina di interventi su casi analoghi in Italia. Le domande sono tre:
1) È accettabile l’impatto sul paesaggio per un forno crematorio e fino a quattro ipotizzati?
2) È accettabile un attraversamento di cortei funebri di una parte cel centro storico e della strada ci accesso al cimitero (sette/otto andata e ritorno)?
3) È stato ben calcolato l’inquinamento da polveri sottili, per un singolo impianto sino al suo ipotizzato quadruplicamento?
Domande molto semplici. Purtroppo per motivi di lavoro non sarò in grado di andare a sentire il Consiglio. Vedrò dalla registrazine se a queste tre semplici domande è stata data risposta.
Di seguito una parte del nostro comunicato stampa (Movimento 5Stelle Chiusi)
Chi gestirà l’impianto potrà recedere dal contratto anche per cause di forza maggiore: guerra, sommossa o simili, reperti archeologici, atti di vandalismo, dissesto naturale, aumento anomalo dei costi di costruzione a carico del concessionario (cfr. art. 14). Da notare il caso di dissesto naturale a quale rischio espone il Comune dal momento che la zona del cimitero di Chiusi è classificata ad alto rischio frane. In tutti questi casi il Comune sarà a obbligato a pagare un indennizzo pari a:
Tutti gli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati
Tutti i costi sostenuti o da sostenere per effetto della risoluzione e delle penali eventualmente dovute a terzi
Risarcimento per mancato guadagno pari al 10% del residuo periodo della convenzione venticinquennale.
Anche nel caso in cui la revoca intervenga prima che il Concessionario abbia avviato i lavori per realizzare l’opera, quest’ultimo avrà diritto all’ indennizzo di cui sopra. Praticamente per chi vincerà il bando il rischio di impresa sarà pari a ZERO. Ed in ogni caso spetterà al Comune caricarsi il pesante fardello”.