CHIUSI, SALTA ORIZZONTI. QUEST’ANNO NIENTE FESTIVAL ESTIVO. CI ABITUEREMO AL DESERTO?
CHIUSI – Nell’articolo sul consiglio coMunale di ieri abbiamo parlato di doccia gelata sulla Fondazione. E di possibili “tagli” al festival Orizzonti e ad altre iniziative. La mozione della maggioranza approvata ieri può avere invece un effetto decisamente più devastante di una doccia fredda. Può avere l’effetto di una bomba H sull’estate chiusina, su diverse attività economiche e sull’immagine della città. Perché il Festival Orizzonti, con tutta probabilità (diciamo al 90%) non subirà solo dei tagli. Non si farà proprio. Le altre iniziative (Lars Rock fest, stagione autunno-inverno del Mascagni) saranno mantenute, il Festival della Fotografia di cui era stata annunciata la sospensione da parte del gruppo promotore, sarà ripristinato con una formula diversa, ma il festival estivo salterà. L’edizione di quest’anno avrebbe portato il deficit della Fondazione da 200 a più di 350 mila euro... Da qui la decisione di fermare la macchina. Decisione che consentirà di evitare di accrescere il debito e di mettere in sicurezza il bilancio e che il sindaco-Presidente non ha preso in maniera “monocratica”. Si è parato le spalle Bettollini facendola “discendere” dal Consiglio Comunale, che è l’organo supremo di rappresentanza della cittadinanza. Lui, come presidente della Fondazionene ne applicherà i dettami. Certo dopo aver sbandierato il grande successo del festival negli ultimi 3 anni, trovarsi nella veste del sindaco che lo chiude non deve essere piacevole. Bettolini insomma rischia di essere ricordato come il sindaco che forse riuscirà a rimettere in sesto il bilancio da profondo rosso della Fondazione, ma anche come il sindaco che ha “sotterrato il fiore all’occhiello della città”, il sindaco che ha stoppato “uno dei 20 migliori festival italiani”… Il rischio di un danno di immagine è alto anche per lui. Anche se, il buon padre di famiglia prima di tutto mette a post i conti, poi decide se comprare la macchina nuova oppure no.
Per la verità, Bettollini parla di “pausa di riflessione e aggiustamento”, di stop temporaneo, non di chiusura. Dice che il festival ripartirà, forse già dal prossimo anno. Ma dopo un anno di stop sarà più dura ripartire. E si dovrà comunque ripartire da zero. La stagione Cigni, a cui era stato rinnovato l’incarico nel 2016, finisce qui. Probabilmente il presidente Bettollini avrà provato a convincere il direttore artistico a fare un “bagno di umiltà” e a tagliare qualcosa.
Difficile però, allestire un piano B (un festival in versione ridotta) in un mese e mezzo e dopo aver speso parole e impegni con artisti, musicisti, tecnici… Comprensibile che Andrea Cigni abbia detto di no al festivalino di contenimento… Non sarebbe stato nel suo stile. Lo abbiamo già scritto, non è tipo da fare le nozze con i funghi. E’ un perfezionista. Le sforbiciate lo avrebbero mortificato. E gli a avrebbero creato problemi nel “giro”. Del resto il festival Orizzonti, pur essendo una rassegna di indubbio valore e indubbia qualità, per certi aspetti dirompente e fuori schema, non aveva nulla che lo rendesse possibile solo a Chiusi. Poteva esser fatto ovunque. Andrea Cigni lo farà, probabilmente altrove. E’ Chiusi che difficilmente potrà riavere un festival del livello di quello impostato da Cigni…
Ora con lo stop all’orizzonte, molti a Chiusi gioiranno. Qualcuno canterà (o già canta) vittoria perché “non è così che si spendono i soldi pubblici”. Gioiranno quelli che non gradivano la chiusura del centro storico nelle ore degli spettacoli in piazza; gioiranno quelli che inorridivano per l’invasione di “strani personaggi, per lo più gay”; quelli andarono a protestare dal sindaco per certi spettacoli contrari al comune senso del pudore e alla morale cattolica… Gioiranno queli che considerano la musica contemporanea (certo un po’ “ostica” e poco melodica) solo rumore fastidioso e quelli che all’opera lirica preferiscono di gran lunga la sagra dell’oco…
Non gioiranno invece i ristoratori, gli albergatori, i baristi, gli operatori commerciali, i supermercati, i cuochi, i tecnici, gli elettricisti che nelle 4 settimane (tra prima, durante e dopo) con il festival ci mangiavano… Non potrà gioire la maggioranza Pd-Psi, perché è comunque un fallimento di un’operazione su cui aveva investito molto (non solo uin termini finanziari). Non potrà gioire la lista Possiamo che ha messo la cultura al primo posto del proprio programma elettorale e se anche può dire che questa è la dimostrazione che le critiche alla Fondazione erano fondate, non può non riconoscere un certo vento di sinistra, un certo antagonismo rispetto al pensiero unico e al perbenismo, che il festival ha portato a Chiusi nei 3 anni di gestione Cigni…
Certamente, mettere a posto i conti è importante, è una scelta di responsabilità (da padre di famiglia, appunto), perché i soldi sono di tutti. Se Bettollini e la maggioraza hanno deciso così, se la stessa Fondazione ha scelto questa strada, se anche le opposizioni, pur votando contro la mozione Pd-Psi, ne hanno apprezzato gli intenti, vuol dire avranno fatto bene i loro calcoli. E forse c’era anche poco altro da fare a meno di due mesi dall’apertura del festival. Ripartire, dicevamo, sarà dura. Farlo con forze autoctone non basterà. Giocare al ribasso una battaglia persa in partenza. Servirà un altro… Cigni.
Intanto la piazza del Duomo senza quel palco, i primi 10 giorni di agosto senza l’invasione pacifica e gioiosa di quegli “strani personaggi” al seguito di Andrea Cigni saranno una ferita sanguinosa. Chiusi senza Orizzonti sarà anche d’agosto una città fantasma. Un deserto. Più deserto di quanto non lo sia di solito. Nel deserto cresce poca roba.
Orizzonti è/era un lusso che Chiusi non può permettersi? Forse sì. Si poteva fare un festival diverso, con qualche aggancio in più con la città e il territorio pur mantenendo certe punte di qualità? probabilmente sì. Ma è anche vero che tutti i festival, soprattutto quelli più originali e di qualità, di solito chiudono in perdita e non fanno utili. Succede dappertutto. Se mai il problema è trovare altre soluzioni per avere entrate che possano far pari con le perdite. Cosa che a Chiusi non è avvenuta. Qui è mancato per esempio l’apporto dei privati, che era uno degli obiettivi principali della Fondazione. Questo è stato il fallimento dell’operazione. E adesso lo stop rischia di far regredire tutto, anche il sogno di volare una volta tanto a quote un tantino più elevate…
Ci consoleremo con il Lars Rock Fest, che nel suo genere è un po’ come Orizzonti: proposte musicali di nicchia, ma di valore assoluto e in qualche caso difficilmente ascoltabili in Italia. E decisamente dirompenti sotto l’aspetto “politico”, come la band inglese che verrà quest’anno e che canta le vicende dei minatori… Anche il Lars costa. Qualcosa recupera con ristorante e birreria. Se non fa pari che si fa, si chiude anche quello il prossimo anno? Oppure si chiude perchè fa rumore e il rumore dà noia?
Una riflessione forse sarà bene cominciare a farla. E farla tutti insieme. Perché queste situazioni lasciano segni profondi. Se gli Stati Generali della Cultura che avevamo proposto come primapagina nel 2012, fossero stati fatti per davvero e non per finta o quasi nell’autunno scorso, forse non saremmo arrivati a questo punto.
M.L.
Andrea Cigni, chiusi, Fondazione Orizzonti, Orizzonti Festival
Ma come si fa? Il gruppo archeologico sta per iniziare una proposta di tutto rilievo. Alcuni ragazzi stanno tentando di lanciare un progetto di scienza di cittadinanza. Ci sono piccole realtà che si muovono. Pioi ci sono occasioni piccole ma molto qualificate (per esempio l’occasione data dagli Amici di Fritz a costi assai contenuti) che ti passano accanto e non te ne accorgi perché hai studiato poco. Questa corsa al “prestigio” con cose che non sono per la nostra dimensione sa tanto di provincialismo.
Per favore Marco su questo argomento evita di citare a sproposito la lista Possiamo. Una volta per tutte, sulla questione il nostro pensiero è chiaro da sempre, così come è stata chiara la nostra presa di posizione in consiglio comunale. Nessuna apertura di credito nessuna condivisione sulle decisioni e nessuna soddisfazione nel pensare che l’avevamo detto. Quello che è successo ieri è la dichiarazione senza resa di un fallimento assoluto, una Caporetto senza precedenti, il progetto Fondazione era stato sventolato per anni come il volano della ripresa economica, il motore di tutto, e chi osava dire qualcosa veniva bollato come gufo, provinciale, o sostenitore di manifestazioni di basso profilo mentre avevamo un fiore all’occhiello come il festival che tutti ci invidia vano. Senza dimenticare che tre quarti di questa giunta facevano parte di quella precedente, che l’attuale sindaco era assessore al bilancio negli anni che è stato creato il buco finanziario. Non credo che servano articoli chilometrici per definire un totale disastro come quello a cui ci troviamo di fronte. E hanno avuto anche la faccia tosta di chiedere alle opposizioni di prendersi insieme a loro la responsabilità di un fallimento politico enorme.
ma quale sproposito, Luca? Non è vero che Possiamo ha messo al primo posto del programma la cultura e che, al di là delle critiche alla Fondazione (ne aveva chiesto il superamento con una riassunzione del timone delle attività culturali da parte del Comune) ha apprezzato il festival Orizzonti e certi spettacoli? ricordo male? Che poi questa vicenda segni il fallimento dell’operazione Fondazione l’ho scritto anch’io e lo scrissi anche quando Bettollini ne assunse la presidenza… E per fallimento non intendo solo il buco di bilancio…POssiamo, ieri in Consiglio ha mostrato apprezzamento per la soluzione indicata dalla maggioranza (lo hai detto tu, mica io), poi ha votato contro la mozione Pd-Psi per non confondere le responsabilità. E ha fatto bene. Ma hai detto tu che avresti fatto la stessa cosa se fossi stato sindaco. Per il resto continuo a ritenere che lo stop al festival sia una sconfitta per tutti, per la città, per l’economia e non solo per la politica e per la fondazione. Chiusi sarà più povera, più desertica, più silenziosa. E non è un bene. Quanto al che fare, io sono sempre stato tra i fautori di un rapporto più stretto e di un coinvolgimento maggiore delle compagnie e delle varie esperienze localida parte di chi “governa” la gestione dela cultura (mi sono anche impegnato personalmente, in più occasioni, in tal senso proponendo e allestendo spettacoli ed eventi), e sono favorevole anche alla ricerca di iniziatve low cost magari in sinergia con i conservatori, le scuole di musica, le accademie come la Chigiana, Siena Jazz o altri festival come Trasimeno Blues, Torrita Blues, il Cantiere… e via discorrendo. Ma le bisogna stare attenti perché in giro ci sono eccellenze e cose buone, ma anche tanti fichi secchi… Le nozze coi fichi secchi si possono anche fare, ma poi valgono come la sagra dell’oco…
Non capisco. La posizione di Possiamo è stata molto chiara, ha anche presentato un emendamento alla mozione che poi il sindaco non ha neppure voluto mettere in votazione. Invito Luca Scaramelli a pubblicare quell’emendamento, così le posizioni saranno definitivamente chiare.
Tutto quello che ho riportato della posizione espressa da Luca è esattamente ciò che stato detto in Consiglio. Ed è vero che Luca a nome di Possiamo ha proposto un emendamento che ribadiva le responsabilità pregresse e che non è stato accettato dalla maggioranzqa. Se fosse stato accettato Possiamo avrebbe votato la mozione del gruppo Pd-Psi. Quindi la lista Possiamo ha giustamente rimarcato il mancato controllo negli anni scorsi e le responsabilità degli amministratori di allora e di oggi (data la continuità), ma sulla proposta contenuta nella mozione si è dichiarata sostanzialmente concorde. Tra l’altro che sia mancato il controllo e un intervento quando il debito cominciò a formarsi (2014 e 2015) lo ha ammesso anche il sindaco, affermando però di non cercare colpevoli, ma di voler risolvere la questione. Questo è successo, ci sono le registrazioni. Il guaio è che per risolvere la questione e evitare soprattutto che il debito cresca ancora verrà chiuso il festival Orizzonti che con tutti i suoi limiti e difetti era comunque una iniziativa di qualità, non semplicemente di cassetta e di taglio anche provocatorio, sia dal punto di vista culturale che politico (in senso generale). Cosa che di certo non faceva male all’ambiente… Così invece Chiusi avrà un’estate grigia, silenziosa e un po’più triste…
Negli ultimi mesi mi è spesso capitato di non essere d’accordo con Marco Lorenzoni quando un tempo lo ero quasi sempre. Evoluzioni del vivere…. ma veniamo al punto.
A mio parere la Fondazione Orizzonti e questo Festival erano sin dall’inizio ciò che a Chiusi non serviva e la loro crisi era inscritta già nell’atto della loro nascita o rinascita. Spero che Marco si ricordi quante volte negli anni l’ho fatto presente; ma non era difficile prevederlo, visti gli ingredienti di base.
La Fondazione, perchè ipertroficamente inutile allo scopo; questo Festival perchè senza una finalizzazione territoriale ma con un’ambizione (o velleità) nazionale, prescindendo dal fatto che il territorio, ovvero i suoi cittadini, apprezzassero o no. Esso è o era un’emanazione di una personalità forte come quella di Cigni, ma fatta a sua immagine e somiglianza e per scopi che lo stesso Lorenzoni in qualche modo esplicita (eventuali “problemi nel giro”) sebbene io non sia per niente d’accordo. Quali problemi? Perchè? Tutti sanno in che condizione sono il Teatro e l’Opera in Italia e le difficoltà oggettive di chi deve mettere insieme i pezzi di una stagione con risorse decrescenti.
Quanto al fatto che tutti sforino il budget, questo è frutto di un malcostume che ha fatto male al teatro italiano perchè lo ha reso inaffidabile agli occhi di chi ha la borsa. Quando ero regista stabile al San Carlo di Napoli se presentavi un progetto di allestimento poco costoso non ti chiamavano più perchè spendevi troppo poco oppure, pur non avendo la copertura, in quanti teatri italiani si sono chiamati direttori d’orchestra o solisti stellari per poter reclamare la palma di miglior teatro e procedere nell’ambizione del singolo operatore, che poi veleggiava verso altro incarico, lasciando a chi rimaneva il compito di smaltire i rifiuti. Con i soldi di chi? Chi ripagava i debiti? Provate ad immaginare…i soliti noti.
Che Festival nazionale vuoi fare con queste risorse, sforando il budget nonostante lo “sconto” di pagare il minimo o non pagare affatto alcuni artisti e un certo numero di fornitori.
La narrazione che lo faceva prima tra i dieci Festival più importanti e ora lo mette tra i venti, fa parte di quell’autoreferenzialità miope che ha allontanato il pubblico sempre di più. Rivolgersi al Pubblico non significa necessariamente blandirlo con cose facili e superficiali; è una ricerca più profonda, come ci insegna un genio come Verdi che è rimasto focalizzato sul pubblico e sulle sue esigenze per tutta la vita; così come Rossini, quando si rese conto che la realtà correva più veloce della sua capacità di adeguarvisi, si fermò.
Beh, mi fermo qui ma ovviamente ci sarebbe tanto da dire….certo non attraverso l’inutile strumento – ormai ampiamente depotenziato – degli Stati Generali della Cultura. Se davvero il Bene comune fosse il primario interesse e non lo fossero le sorti dei singoli gruppi in lotta per il potere se ne caverebbe qualcosa; con la Politica che sente singolarmente o in piccoli gruppi gli operatori (di qualsiasi parte politica essi siano) e produce poi una proposta di sintesi…si, si…buona notte…ma ai suonatori!!!
I suonatori se ne sono già andati e sono altrove…
Certo che la lista Possiamo non gioisce di questa scelta; come già ribadito da Luca Scaramelli, ieri è stato decretato il fallimento di una comunità e, ancor prima, mi permetto di dire, il fallimento del senso della cultura, del suo ruolo fondante, dei suoi obiettivi. “Massima priorità: il risanamento del debito” è stato acclamato dalla maggioranza. La soluzione? Tagliare il Festival. Scelta estrema, forse necessaria, ma una domanda sorge spontanea: dove era finora l’Amministrazione? Non possiamo dimenticare che la situazione attuale deriva da scelte pretestuose, spesso superficiali, poco lungimiranti, mancanza di controllo e di monitoraggio economico e, talvolta, forse, poca consapevolezza. Non capisco proprio, Marco, dove vedi il vento di sinistra in tutto questo; dove lo vedi in una presa di posizione (peraltro teatralizzata) come quella di ierisera, in cui si dice tutto e non si dice nulla, si escludono le opposizioni, ma poi si cercano i loro voti. Per me questa è approssimazione piuttosto che vento di sinistra.
il vento di sinistra era nel festival. Questo ho scritto. Sul resto siamo d’accordo.
È assolutamente così, ciò che afferma Agnese è la fotografia della realtà. Ciò su cosa ho concordato in consiglio è scontato, non credo possa esserci nessun pazzo che dice che tutto debba andare allo sfascio e che la situazione finanziaria della fondazione non abbia necessità di interventi. Ma questo credo sia scontato, oltre a questo concetto credo scontato, non possiamo che prendere le distanze da tutto e in primo luogo da chi continua a gestire un “paziente” del quale ha provocato la malattia. Finché in politica non ci sarà modo di far fare un passo indietro a chi sbaglia non cambierà niente. Il sindaco che adesso è anche presidente della fondazione era assessore al bilancio negli anni che si creava il buco finanziario, adesso afferma che sarà facile gestire un bilancio di 300mila euro, ma finora dov’era? E soprattutto fino a poche settimane fa affermava Von orgoglio che il festival era un vanto per la nostra città.
Il festival era un vanto per la città. Anche se la città non lo ha del tutto digerito e apprezzato. Ora sarà più difficile spiegare che è un vanto averlo chiuso. E non è un vanto averlo gestito facendo un debito elevato tale da indurre a fermare tutto. Non è un vanto non essere intervenuti prima, per non far crescere il debito e quando magari qualcosa si poteva ancora salvare. Da un bel festival a niente il salto indietro è di quelli che possono risultare rovinosi. Per questo ribadisco che sarà il caso di ragionare sul che fare. Per la giunta e per la Fondazione è una debacle, ma a pagarla non sarà solo Bettollini che ha il timone dell’una e dell’altra. Pagherà tutta la città. Bettollini si prenderà il merito di aver fermato un’emorragia. E forse è quello che doveva fare. Ma Chiusi un festival estivo lo aveva dai primi anni 2000 e lo ha avuto anche in un passato più lontano. Che non lo abbia più è una cosa grave. E devastante anche soptto il profilo dell’immagine, che oggi conta molto. Dicono… Una città che chiude un festival di un certo successo, può aspirare ad attrarre visitatori e turisti e attenzioni dei media?
Confesso di essere basito ma se è veramente così importante per l’economia di Chiusi avere un Festival, beh…se non ci sono i soldi per farlo al 100% lo si faccia in versione ridotta, con solo alcuni appuntamenti di qualità e la scritta: “lavori in corso, ci scusiamo per il disagio”. C
osa cc’è peggio di annullare tutto? Mi dispiace ma non capisco, a meno che Bettollini non pensi che questa sia una buona occasione per liberarsene una volta per tutte…anche perchè non sono proprio sicuro che al di fuori di Chiusi se ne senta così la mancanza. Cominciando dai miei allievi di Conservatorio e passando ai conoscenti senesi, a cui chiedo se sanno che esiste un Festival a Chiusi che si chiama Orizzonti. Purtroppo non ho trovato nessuno…forse ho avuto solo sfortuna…
Paolo, che il festival salti è certo. Confermato dallo stesso Cigni e da Bettollini, il quale a questo pnto credo che si libererebbe volentieri anche della Fondazione, se potesse. Ma non può, data la situazione debitoria dell’ente. Farne uno in versione ridotta sarebbe forse stato possibile se la cosa fosse stata preparata e ragionata per tempo. Adesso è davvero difficile. Quanto al pubblico e all’audience di Orizzonti e al sentirne la mancanza va detto che il pubblico – che a certi appuntamenti, quelli di maggior richiamo e meno di nicchia non è mancato – era fatto più di gente di fuori che di Chiusi. Va detto che di Orizzonti hanno parlato molte riviste, specializzate e non, alcuni grandi quotidiani come Corriere della Sera e Repubblica. In città, nel mese di Orizzonti un certo movimento si percepiva, e anche scambiare quattro chiacchiere con gli artisti sotto gli alberi al bar dei giardinetti, discutere e sentire discutere di lirica o di danza, male di certo non faceva… Se la cosa ti consola, io in 40 anni e passa non ho mai sentito un chiusino, un pievese o un cetonese parlare del Cantiere di Montepulciano e a dirla tutta neanche della Chigiana o di Siena Jazz… Che vuo dire? che la Chigiana, Siena Jazz o il Cantiere sono cose che se non ci fossero non se ne sentirebbe la mancanza? Via… Poi di come è stato impostato e gestito il festival Orizzonti si può parlare fino a domani. E questa testata lo ha fatto, da sempre. Prima che arrivasse Cigni e durante la gestione Cigni, mettendone in evidenza pregi e difetti, spunti di provocazione interessanti e a volte dirimpenti ed errori strategici. Ma sul fatto che lo stop al festival sia una perdita, non credo ci possano essere dubbi. Perché caro Paolo, tu che sei del mestiere, che frequenti il mondo dell’opera e delle accademie musicali, non fai una proposta di “festival sostenibile” e magari anche più “digeribile” dalla comunità locale? Per quest’anno non so se ci sia tempo spazio e possibilità, per il prossimo però potrebbe tornare utile…
…mmm…anche io conosco molte persone che non sanno dell’esistenza di un parificato a Siena, ma non per questo avanzo dei dubbi sul fatto che continui ad esistere o meno…per quanto riguarda l’utilità del Festival?… la stessa del parificato di Siena…
Scusa Marco ma Il Sindaco come può prendersi il merito per aver fermato l’emorragia se negli anni in cui quell’emorragia si creava era assessore al bilancio?
E’ vero che la memoria è merce rara ma una volta in politica chi sbagliava si assumeva le proprie responsabilità e faceva un passo indietro, E’ vero che il segretario del primo partito italiano un anno fa aveva dichiarato che se perdeva il referendum andava a casa, è vero che questi tempi di meglio non offrono, però c’è un limite a tutto.
Bettollini “si prenderà il merito” di aver fermato l’emorragia per il semplice fatto che molti a Chiusi ne fanno solo una questione di soldi. Sono coloro che hanno sempre osteggiato il festival, pigiando sul buco di bilancio e sui troppi soldi spesi per una cosa del genere che danno merito al sindaco per averlo stoppato. Gran parte dela gente di Chiusi non ha seguito o digerito il festival, non lo ha mai considerato una eccellenza o una opportunità, ne ha solo visto e considerato i disagi e i costi. Per la clacque che applaude e vota secondo questi criteri, lo stop al festival sarà un merito… E tu tesso hai detto in consigli che avresti fatto -da sindaco – la stessa cosa… Per molti, il dietrofront di Bettollini non sarà la sconfessione della politica e degli “annunci” precedenti, ma solo una opportuna correzione di rotta con buona pace della cultura, del festival e dell’immagine della città. Questo è il nodo. Non sono io che dò merito al sindaco per questa scelta. Basta leggere per capire. Ho invece l’impressione che si commenti dopo aver letto un po’ frettolosamente…
Non credo sia questione di letture frettolose Marco, ma la locuzione “Bettollini si prenderà il merito di aver fermato l’emorragia” fa un po’ sorridere, considerando che una qualche responsabilità del fallimento l’avrà pure avuta, dapprima come assessore al bilancio e poi come Sindaco. In ogni caso non credo che nessuno considererà un merito tagliare il festival. E’ vero che molti chiusini non hanno mai condiviso o apprezzato il festival, ma parlare di osteggiamento mi pare un po’ esagerato. Sarebbe opportuno domandarsi perché il festival non è mai stato così seguito. Non sarà perché è sembrato calato dall’alto, imposto senza coinvolgimento della comunità? Ecco, considero l’ultima decisione di Bettollini calata nuovamente dall’alto. E no, non credo che qualcuno possa dargli merito di ciò.
Non hai capito quello che ho scritto, evidentemente. Quanto al festival versione Cigni ne ho scritto – credo, senza tema di smentite – più dii qualunque altro. E ne ho più volte evidenziato i limiti, gli errori strategici (come la rottura con le compagnie locali, a fine edizione 2016, per esempio) oltre alla qualità di alcune proposte e al taglio dirompente e dissacrante di altre… Io non sto qui a difendere Bettollini e la sua dicisione di fermare la macchina, ma dico solo quella che è la percezione generale. I più sono contenti che il festiva sia stato stoppato. Questo è. Se sia un bene o un male è un altro discorso. Per me non è un bene. Fermo restando che si poteva migliorare, rendere più “vicino” alla città, meno dispendioso e fermo restando che secondo me si poteva anche salvare qualcosa, invece di azzerare tutto..
Forse la comprensione vacilla laddove ognuno è convinto della propria posizione senza considerare l’altra. Nessuno ha detto che stai difendendo Bettollini, sto contestando la tua oggettività nell’affermazione “i più sono contenti”. Contenti di cosa? Chi era contrario al festival, molto probabilmente non era sulla scia di Bettollini e adesso non sarà con lui concorde nella scelta presa. Potremmo discutere fino ad agosto sul festival (e lo farei anche volentieri), ma il mio discorso era rivolto all’aspetto più prettamente politico di tutta la vicenda. Non sono convinta che sia stata una mossa strategica, per tutto ciò che il passato si porta con sé.
Certo io da sindaco, avessi trovato il disastro attuale, avrei fatto la stessa cosa, ma io non ho fatto l’assessore al bilancio negli anni che il buco finanziario nasceva. Le responsabilità Marco, il passato è passato ma le responsabilità restano e hanno nome e cognome e questa cosa quando hai scritto che si prenderà il merito non l’hai scritta.
Credo sia chiaro cosa intendo scrivemdo “il sindaco si prenderà il merito…” E l’ho anche ulteriormente spiegato in jun commento successivo. E se non fosse chiaro,min un ulteriore commento ho scritto: “La Fondazione è stata un’operazione sbagliata dalla nascita. Un errore e una forzatura politica che non ha dato frutti. Anzi ha creato la situazione disastrosa che è sotto gli occhi di tutti. Quindi chi l’ha voluta e costruita come è stata costruita ne è il primo responsabile. Per le dimensioni di Chiusi non serviva un ente come la Fondazione. Detto questo e fissate le responsabilità di un fallimento politico, il festival era comunque un momento significativo di “movimento”, di crescita, di vitalità, di contaminazione. E anche di “susssistenza” per alcune attività economiche…”. Sufficiente? D’altra parte Luca, non ho visto nemmeno manifesti delle opposizioni su queste responsabilità. In altri tempi, una debacle del genere avrebbe prodotto una rivolta e pure la richiesta di dimissioni n blocco degli amministratori, da parte delle opposizioni…
Marco siamo a Maggio, non a Luglio: mancano due mesi pieni; inoltre di certo la macchina era già in moto da tempo, oltre che da tempo si era capito che si stava entrando in un vicolo cieco, no? Per questo sfoltire un programma già imbastito ti garantisco è tecnicamente possibile. Bisogna solo capire se c’è la volontà di farlo e chi non lo “vuole” fare, perché di questo si tratta: il Sindaco o Cigni o ambedue? Segnali in questo senso mi sembra ci fossero già. Interromperlo ha un valore negativo sia formale che forse sostanziale (non conosco nel dettaglio i meccanismi dei contributi pubblici attivati dalla Fondazione ma non credo rimarrebbero gli stessi nel tempo interrompendo la manifestazione più importante)
Quanto al risalto nazionale o alla percezione senese, questi aspetti non hanno niente a che fare con il valore qualitativo ma resta il fatto che Orizzonti non veniva “percepito” e non solo perché non se ne parlava ma perché non se ne conosceva nemmeno l‘esistenza. Tieni presente che lo stesso Spoleto, che ha una macchina di comunicazione imponente e budget importanti, lascia comunque un retrogusto ormai di
retroguardia e così anche la Chigiana.
Infatti la domanda rimane sempre la stessa a cui nessuno, nemmeno tu, ha dato mai una risposta: a chi e a che cosa serve? E anche perchè un Festival e non un’altra cosa con gli stessi soldi o anche con meno.
A cosa serviva il Festival di Manfredi Rutelli? Lui stesso mi spiazzò un giorno con una motivazione – devo dire intellettualmente molto onesta -ma che non rivelo per riservatezza. In ogni caso, ricordo che era un misto tra presenze nazionali e forze locali. Serviva ad aumentare il tasso di Cultura territoriale (intendo non solo quella del salotto buono), oppure a dare una spinta al Turismo culturale e quindi anche al Turismo tout court?
E questo Festival invece che scopo aveva, con l’aggiunta dell’ipertrofia della Fondazione? Se aveva uno scopo importante – spero soprattutto per il territorio – aveva anche le risorse per perseguirlo e qual era?
Se si ha bisogno solo che le testate nazionali ne parlino, allora basta dirlo perché la cosa non è affatto difficile, ma bisogna capire a cosa serva o se si tratta di neve effimera che non attecchisce e si scioglie al primo raggio di sole…
La Fondazione è stata un’operazione sbagliata dalla nascita. Un errore e una forzatura politica che non ha dato frutti. Anzi ha creato la situazione disastrosa che è sotto gli occhi di tutti. Quindi chi l’ha voluta e costruita come è stata costruita ne è il primo responsabile. Per le dimensioni di Chiusi non serviva un ente come la Fondazione. Detto questo e fissate le respnsabilità di un fallimento politico, il festival era comunque un momento significativo di “movimento”, di crescita, di vitalità, di contaminazione. E anche di “susssistenza” per alcune attività economiche. E’ ovvio, Paolo, che un direttore artistico, chiunque egli sia, non accettarà mai tagli e frattaglie a due mesi dall’apertura del sipario… Un ragionamento sui tagli e su un ripensamento del festival andava fatto prima, qualche mese fa…quando i porogrammi erano in gestazione. Ora, rabberciare una “Estate musicale” con quel che si riesce a trovare, così su due piedi e con zero euro a disposizione, potrebbe forse ovviare a due mesi di deserto, ma potrebbe anche essere un deprofundis definitivo, perché se Orizzonti era “calato dall’alto” lo sarebbe ancora di più una cosa fatta così, all’impronta, sulla base di qualche conoscenza di questo o di quello… Quanto agli scopi del festival e di altre iniziative, sono anni che dico (e l’ho detto anche alle Giornate della cultura di ottobre) che la prima cosa da fare è evitare l’errore di fondo, il peccato originale, di confondere la cultura con il turismo, la crescita culturale con la promozione e il marketing territoriale… E in questo senso ho sempre considerato sbagliato anche l’assessorato a “Chiusi-promozione”… Si possono fare tante cose, spendendo meno e senza grandi Fondazioni alle spalle, basta volerlo. Ma bisogna anche smetterla di avere sempre la puzza sotto il naso. Per esempio il Lars Rock Fest (altra iniziativa in egida Fondazione) va bene oppure no? Vale la pena investirci oppure no? la formula e la proposta musicale risponde ad una logica di originalità e di crescita o solo a logiche di marketing e di cassetta? E’ giustro puntare su band che rappresentano un preciso “movimento culturale” e una precisa stagione poliica oppure sarebbe meglio guardare ad altro? Discutere adesso di Orizzonti può anche risultare ozioso, discutere del Lars, finché è in piedi, invece può essere molto utile e istruttivo… O no?
Marco Lorenzoni scrive: “E’ ovvio, Paolo, che un direttore artistico, chiunque egli sia, non accetterà mai tagli e frattaglie a due mesi dall’apertura del sipario…”
No non è ovvio per niente. Non sarebbe nè il primo nè l’ultimo nè il più titolato a farlo. Certo, se questa storia è rimasta sotto traccia per mesi e niente è stato fatto finora, allora sarebbe un altro conto. Con 100.000 euro e un buon motivo per farlo, ci sarebbero tutti i margini per una cosa più che dignitosa….magari in sinergia con qualche altro Festival toscano (almeno avrebbe un senso di circuitazione regionale ospitando e selezionando alcuni appuntamenti di altri Festival)
Marco Lorenzoni scrive: “Quanto agli scopi del festival e di altre iniziative, sono anni che dico che la prima cosa da fare è evitare l’errore di fondo, il peccato originale, di confondere la cultura con il turismo, la crescita culturale con la promozione e il marketing territoriale…”
Arieccoci. Come vedi non è facile rispondere alla domanda. Tu rispondi cosa Orizzonti non dovrebbe essere…ma cosa dovrebbe o doveva essere? Saresti in grado di spiegarlo?
In ogni caso il Turismo culturale non esiste senza la Cultura. E’ vero che non sono la stessa cosa, ma uno deriva dall’altro e talvolta l’altro influenza anche l’uno (come nel caso che le risorse raccolte si usino, per esempio, per un restauro o per un’apertura prolungata e quindi per “fare Cultura”.)
Tornando alla domanda delle domande. Sganciato finalmente Orizzonti dalla necessità che porti Turismo tu, chiamando un dato direttore artistico che mandato gli daresti? Caro Lei, noi vogliano che Orizzonti sia….che cosa?
Marco Lorenzoni scrive: “Si possono fare tante cose, spendendo meno e senza grandi Fondazioni alle spalle, basta volerlo. Ma bisogna anche smetterla di avere sempre la puzza sotto il naso. Per esempio il Lars Rock Fest (altra iniziativa in egida Fondazione) va bene oppure no? Vale la pena investirci oppure no?”
Io, se Orizzonti deve avere l’orizzonte che ho fin qui potuto rilevare esternamente (sebbene con la consapevolezza dell’addetto ai lavori), punterei molto di più su Lars Rock Fest, a cui aggiungerei semmai una rassegna del Teatro “dilettante” di qualità, (che spesso è molto più interessante e vitale degli esercizi di stile professionistici che mi sembrano per lo più tali a quali a quelli di quando io avevo vent’anni e quindi, “ahime per me”, un tanticchio datati)
Ad agosto quando è stato rinnovato l’incarico a Cigni la situazione finanziaria era già nota ed ad ogni obiezione di preoccupazione veniva detto dagli amministratori che il festival era intoccabile.
Questa semplice considerazione dovrebbe far capire quanto navighi a vista chi ci amministra.
Per ogni scelta importante non c’è programmazione, ora i debiti ci coprono fin sopra la testa e qual è la soluzione? Scusate si ferma tutto.
Abbiamo chiesto in consiglio comunale (non da ora) una discussione seria e allargata sul futuro della Fondazione e sulla situazione economica. Cosa hanno tirato fuori? Una mozione nella quale non dicono niente ma chiedono il lasciapassare per derogare con atti straordinari agli indirizzi dati, per giunta invitando le opposizioni ad un’assunzione di responsabilità con il voto favorevole.
Chiariamo una cosa, qui non si tratta di discutere se i soldi spesi in cultura debbano produrre più o meno utili monetari e tantomeno si parla di valutazioni riguardo alla qualità degli spettacoli proposti, la questione è solo un caso di cattiva amministrazione nel senso più ampio del termine.
Non scordiamoci che il bilancio incriminato da cui discendono tutti i guai è quello del 2014, a cui hanno fatto seguito ben due campagne elettorali, 2015 per la Regione e 2016 per il comune. Questione di priorità.
Il direttore Cigni oggi si aggirava per Chiusi città e per lo stesso centro storico ci sono ragazze (una ventina?) con il cartellino al collo di Orizzonti
P.S. A proposito di cartellino: non avrei mai pensato che attaccare un cartellino al collo potesse fare così effetto
La precisazione fatte da Daria Lottarini non fanno una piega. Mi sembrano molto precise. Quanto ad Andrea Cigni e ai ragazzi col cartellino al collo, credo che si tratti dei Bocconiani che staranno a Chiusi una settimane e ai quali Andrea Cigni farà una lezione. Forse però non la farà, come previsto, sul festival Orizzonti e le sue magnifiche sorti e progressive.. I bocconiani dovevano studiare e approfondire soprattutto (per dichiarazione della Fondazione) le connessioni tra cultura e quindi il festival, e la politica economica e turistica locale… Probabilmente studieranno altro… Quanto all’affermazione di Paolo Micciché secondo cui con 100 mila euro e un buon motivo per farlo si potrebbe inventare qualcosa, credo che non ci siano nemmeno i 100 mila euro, anzi credo che non ci sia nemmeno un euro a disposizione. Il teatro amatoriale di qualità lo ha utilizzato anche Andrea Cigni (salvo poi rompere tutto alla fine del festival scorso) e lo utilizzava Rutelli, insieme ad altre cose. Ovvio, questo sì, che potrebbe essere una presenza significativa, ma non credo che potrebbe risolvere il problema di creare una certa abitudine alla cutura con la C maiuscola, né quello del “richiamo” turistico, sul piano nazionale. Neanche dai paesi limitrofi, se non in minima parte, anche se, questo è provato, di solito gli spettacoli “locali” fanno più pubblico di quelli nazionali. Se non altro contando su parenti, amici, colleghi e conoscenti… Però, fra teatro locale di qualità (e ce n’è), musicisti dei conservatori e delle accademie vicine (Siena, Perugia), soprattutto giovani, rapporti con altri festival come il Cantiere, forse qualcosa di buono potrebbe anche uscir fuori. Di buono e di originale. Ma andrebbe fatto un progetto serio, non un potpourrì tanto per riempire qualche serata…
Nel merito sottoscrivo l’intervento di Daria, cioè che in questo caso si tratti di cattiva amministrazione.
Però nel caso non lo fosse stato, gli altri aspetti sollevati andavano comunque affrontati ovvero: se promuovi un’iniziativa come questa – con tanto di Fondazione – devi avere un buon motivo e una strategia multipla. Tra i vari elementi il Turismo culturale risulta imprescindibile, così come il Louvre non cessa di essere quello che è perchè visitato da milioni di persone; anzi può essere quello che è proprio grazie a questa sovrapposizione che porta risorse vitali dirette ed indirette. E’ una problematica che, prima o po, il Bel Paese tutto dovrà affrontare con attenzione e metodo.
Condivido. Da qualche parte bisognerà partire, certo la politica deve fare il primo passo, soprattutto impegnandosi per il bene comune e non solo per il consenso.
Con il Consglio comunale di venerdì scorso è esplosa la stiuazione della Fondazione Orizzonti d’Arte. Si è anche appreso, da alcuni articoli pubblicati il giorno successivo, che addirittura il Festival di quest’anno non ci sarà.
Pur riconoscendo il valore culturale del Festival, il Movimento 5Stelle, già in campagna elettorale, si espresse per la liquidazione della Fondazione Orizzonti avendo già da allora riscontrato una situazione economica/patrimoniale difficilmente giustificabile.
In questi giorni ci troviamo a fare i conti (in tutti i sensi) con problemi che vengono da lontano e addirittura dalla nascita della Fondazione stessa.
E’ chiaro che se gli organi di controllo avessero svolto la loro funzione, probabilmente non saremmo finiti in questi guai.
D’altra parte, si è assistito nella Fondazione, fin dal suo nascere, a continue dimissioni e sostituzioni… Segno di una difficoltà di gestione e di rapporti mai chiari tra controllore e controllata.
Noi crediamo che la vita culturale del paese vada promossa principalmente attraverso le risorse locali e le figure di rilievo (anche internazionale) che nel recente passato si erano rese disponibili, senza perdere di vista una seria pianificazione in base alle reali capacità economiche.
Anche questa vicenda conferma la difficoltà, per i cittadini e i consiglieri di opposizione, di ottenere riposte certe e immediate nelle sedi istituzionali e non solo tramite gli organi di informazione. Situazione che è destinata a permanere visto che la nostra mozione sul “Question time” è stata respinta dalla maggioranza.
Indicativo è anche il fatto che per l’istituzione della commissione “Controllo e garanzia” (l’unica presieduta, per legge, da un consigliere di opposizione) siano dovuti trascorre oltre undici mesi e si sia dovuto richiedere l’interessamento del Prefetto.
Juri Bettollini e Stefano Scaramelli sono i responsabili di questo disastro. Stefano Scaramelli era sindaco e Bettollini assessore al bilancio. Che c’è da dire di più? Forse che molti questo disastro lo avevano previsto e altri no. Non è questione di allergia alla cultura di alcuni. Quanto piuttosto all’ignoranza e all’acritica piaggeria di altri.
Mi era sfuggito l’intervento di Ugo Maccari, importante perchè permette alcuni chiarimenti. Dice Maccari: “per quanto riguarda l’utilità del Festival?… la stessa del parificato di Siena…” Appunto e infatti il paragone calza molto bene perchè da più parti si sono avanzati dubbi – in tempi, come siamo, di vacche magre – sull’utilità di un “Conservatorio” a Siena; il famoso “lusso” di cui si parla spesso.
Io ci insegno ma questo non toglie che questo problema esista e, personalmente, ne capisco anche bene le ragioni. Se poi i ragazzi che vi sono formati sono costretti ad andare all’estero oppure vengono non pagati o sottopagati nei Festival territoriali, allora la funzione di questa Istituzione scolastica si riduce davvero molto.
Maccari aggiunge che del “parificato” si sa poco in giro. E anche questo è vero ma va detto che, al contrario di un Festival, un Conservatorio non deve attirare più pubblico possibile (anzi, essendo Afam non potremmo avere più allievi del numero attuale) nè vi è la necessità di vendere biglietti per mantenere in equilibrio il Bilancio o per generare indotto turistico. A questo proposito il budget del “parificato” si è negli anni costantemente abbassato – quanto ad oneri per il Comune di Siena – sebbene il Bilancio sia sempre rimasto in pareggio, aspetto questo che denota la qualità degli Amministratori, con in testa il Presidente del CdA Anna Carli che ha svolto un lavoro di straordinaria competenza.
Altro aspetto. Il “parificato” non ha velleità di essere “tra i primi dieci o venti d’Italia” nè di svettare anche “a livello internazionale”, come invece più volte affermato riguardo al Festival Orizzonti.
Last but not least il “parificato” non è tale da ormai diversi lustri, anzi lo stesso Conservatorio come istituzione ha cambiato pelle in tutta Italia (mantenendo solo il vecchio nome per gli istituti direttamente statali). La sua dicitura è ora ISSM “Franci” di Siena ovvero Istituto Superiore di Studi Musicali, Alta Formazione. E’ passato al Ministero dell’Università e non è più come il vecchio Conservatorio (con studenti di tutte le età, inclusi i bambini) ma Istituzione universitaria che rilascia diplomi di laurea di Triennio e di Biennio ed è inserto nel circuito Erasmus.
Giusto per precisare e colmare una disinformazione che è, sicuramente, dovuta ad una nostra mancanza ma che dimostra come per “bucare” nel grande mare dell’informazione ci vogliano oggi davvero tante risorse e competenze nel campo della Comunicazione.