CHIUSI, LO STOP AL FESTIVAL ORIZZONTI, DEBACLE POLITICA EPOCALE E DANNO D’IMMAGINE PER LA CITTA’. SI POTEVA EVITARE?
CHIUSI – La notizia che il Festival Orizzonti quest’estate non si farà, anticipata da primapagina, non è stata ancora confermata ufficialmente da nessuno. Ma neanche smentita. Anzi a dire il vero sia il sindaco che è anche presidente della Fondazione, sia il direttore artistico Andrea Cigni, sia altri membri della Fondazione e dell’amministrazione interpellati in proposito, in via “privata” la conferma l’hanno data.
La questione è essenzialmente di soldi e non di scelte culturali. Non c’è un euro. O meglio c’è un buco piuttosto profondo nel bilancio della Fondazione, e quindi il festival non si può fare. Nè si può fare una edizione ridotta. Perché il direttore artistico, a così poco tempo dall’apertura del sipario, non ci sta e perché un piano B non è stato concordato e preparato per tempo. A questo punto la toppa potrebbe rivelarsi peggiore del buco.
La sitazione è paradossale. Da ieri a Chiusi si aggirano dei giovani con un badge al collo… Sono una quarantina di “bocconiani” che staranno in città una settimana. Sono venuti, guarda un po’, per un master sul management culturale e dello spettacolo. In sostanza sono venuti a studiare e scandagliare l’esperienza del festival Orizzonti. Tant’è che è a Chiusi anche Andrea Cigni, chiamato a far loro una lezione… Il problema è che all’improvviso si trovano tutti senza la materia del contendere… Il Festival Orizzonti è stato, per il momento, accantonato. Messo in naftalina. In via provvisoria, dice il sindaco-presidente. Ma in Italia non c’è cosa più definitiva delle cose provvisorie. E nel caso di un festival come quello chiusino, fatto a immagine e somiglianza del suo direttore, con una cifra stilistica che è come una firma, sarà arduo ripartire su basi diverse, con altro timoniere. Sarà come ripartire da zero. Ma da uno zero molto più profondo di quanto non lo sia stato passare dalla gestione Rutelli a quella di Cigni…
Cosa studieranno i bocconiani? Vireranno su come mettere a frutto il patrimonio archeologico e storico della città? Potrebbe essere un’idea. Di materia di studio ce n’è a sufficienza, volendo. Certo si troveranno un po’ spaesati. Si domanderanno che strana cittadina sia questa Chiusi che li chiama a lavorare su un festival e all’imprvviso, poco prima che arrivino, decide di chiuderlo…
Questo il quadro. E stupisce senza dubbio il silenzio “ufficiale” dell’Amministrazione che in Consiglio Comunale ha preso una decisione, ma senza entrare troppo nei dettagli, rimamendo piuttosto sul vago. Stupisce anche l’atteggiamento delle opposizioni. La cancellazione del festival, cioè dell’inizitiva più eclatante, più reclamizzata, più costosa e di maggior richiamo della città, è indubbiamente e senza ombra di smentita una debacle politica. Un colpo durissimo all’immagine della città e della stessa amministrazione. Non solo della Fondazione che orgaizza l’evento. E’ la fotografia impietosa di un fallimento politico e manca poco anche economico. Del fallimento di un’operazione che avrebbe dovuto portare idee e capitali e invece non ha funzionato, anzi si è rivelata ua specie di Pozzo di San Patrizio. E chiudere un festival dopo che fino a tre mesi fa veniva decantato come uno dei migliori 20 festival italiani, come un “fiore all’occhiello” che tante città ci invidiavano, dopo aver lanciato un bando per l’allestimento della Madama Butterfly e altre iniziative legate al festival, è una mazzata colossale, una sorta di dichiarazione di resa. Di incapacità a gestire un evento del genere.
Ecco di fronte ad una debacle di queste proporzioni, in altri tempi, neanche troppo lontani, le opposizione avrebbero sicuramente alzato il tiro e chiesto le dimissioni del sindaco e della Giunta, non solo il superamento della Fondazione…
Dal punto di vista politico gli estremi ci sarebbero tutti. Perché è stata l’amministrazione Scaramelli a volere la Fondazione e a impostarla come è stata impostata e l’amministrazione attuale, pur correndo ai ripari (prima assumendo la presidenza nella figura del sindaco, poi cercando di fermare l’emorragia con la decisione di qualche giorno fa) non ne ha preso le distanze in maniera chiara e netta. Le opposizioni avrebbero dunque praterie da cavalcare a briglia sciolta e sulle quali ingaggiare la battaglia.
Invece i 5 Stelle si sono limitati ad una nota stampa critica verso la fondazione e il Comune, ma senza spingere la critica fino in fondo, fino a trarne la conseguenze più dirompenti.
I Podemos sono intervenuti alla spicciolata commentando gli articoli di stampa sui social, ma non hanno preso ufficialmente posizione. Ribadiscono le responsabilità delle amministrazioni passata e presente, la continuità politica tra le stesse, ma anche loro non vanno oltre. Per ora, almeno, non lo hanno fatto. Nessuno dei due gruppi di minoranza ha chiesto che qualcuno si faccia da parte.
In altri tempi, dopo una debacle del genere la città sarebbe stata tappezzata di manifesti. Ci sarebbero state assemblee pubbiche e di partito. Non solo 4 commenti personali su facebook. In altri tempi anche la giunta avrebbe certamente spiegato un po’ meglio la propria decisione. Che non è una decisione qualsiasi. E riguarda le attività economiche e ricettive, ma anche la “qualità della vita” dei cittadini, l’ immagine della città e il suo “appeal” verso l’esterno.
Bettollini dal canto suo ha forse capito che si è infilato in un ginepraio. Probabilmente la Fondazione, se potesse, la chiuderebbe subito. Ma non può. Per via del debito. E allora ha scelto la strada più facile. Quella che gli consentirà forse di presentarsi come il “salvatore della baracca”, come colui che ha evitato il default dell’ente culturale, sacrificando il festival. Operando come opera un buon padre di famiglia…
Ma sta rintanato, perché sa che è tra i principali sconfitti di questa vicenda. Sa che più parla, più si espone. E allora evita.
Sa che di fronte ad un attacco concentrico e forte delle opposizioni e della città nelle sue varie articolazioni potrebbe anche vacillare. Ma Bettollini sa anche un’altra cosa. Sa che in città molti (forse i più) non amavano il festival Orizzonti, sa che molti lo consideravano non solo un corpo estraneo, ma una fastidiosa forzatura, una cosa per pochi calata dall’alto, una invasione di gay e lesbiche, un’affronto alla morale cattolica e perbenista. Una spesa esorbitante e inutile. Molti commenti sui social lo dimostrano. C’è da augurarsi che sia davvero solo una questione di soldi. E che non ci siano state invece pressioni indebite per arrivare a questa soluzione.
A Chiusi c’è gente che non aspettava altro, magari per chiedere una “Estate Musicale” o un nuovo festival tarato su esperienze locali. Non le migliori, le più originali o avanzate, ma quelle che fanno più audience, tra genitori, amici, parenti, colleghi, conoscenti e claques di vario genere … Un’estate de noantri, insomma. E questo è un pericolo reale per il futuro prossimo. Occorrerà ragionare a fondo e con serenità per trovare una qualche soluzione che non sia un rattoppo alla buona.
Bettollini ha deciso di stoppare Orizzonti per salvare il salvabile, certo, ma anche perché sa che non ci sarà una rivolta per questo… Ha preso in mano il timone della Fondazione per evitare ulteriori scivoloni verso un baratro pericoloso. E per avviarne il superamento appena possibile. I fatti lo stanno dimostrando. Lo stesso Cda della Fondazione, appena rinnovato, sembra rispondere a questa linea. Prudenza, oculatezza, attenzione soprattutto alle realtà culturali locali, cercando di farle crescere. Come una squadra di calcio che, avendo un budget limitato, decide di ripartire dal vivaio. Sembra quasi un commissariamento. Quantomeno un ritorno coi piedi per terra.
Questa vicenda fa capire come in una città delle dimensioni di Chiusi una Fondazione culturale non serviva e non serve… E che un ente come lo aveva pensato e costruito Scaramelli non aveva e non può avere gambe per poter camminare. Un’illusione. O peggio una trovata propagandistica per allargare il consenso, senza fare i conti con la reltà.
Molti confondono, però, la questione Fondazione/debito, quindi la questione politico-gestionale, sulla quale c’è poco da discutere (è un fallimento e una sconfitta epocale con responsabili precisi, compresi in primis gli amministratori che l’hanno voluta così e non hanno controllato quando era il momento) con la questione Festival. Che è cosa diversa.
Questo giornale, per esempio è sempre stato molto critico con la Fondazione, diciamo pure contrario, pur apprezzando certi sforzi di riequilibrarne il rapporto con la città, con le esperienze artistiche locali, tutti tentativi non andati a buon fine. E anche su questo le responsabilità hanno nomi e cognomi. E lo stesso Andrea Cigni non è esente da colpe. Ci è sembrato un ripensamento significativo l’assunzione della presidenza da parte del sindaco, perché riporta di fatto l’ente nelle mani del Comune, ridimensionando la privatizzazione e mettendo dei paletti sulla spesa.
Sul festival invece, pur percependo una certa “estraneità” rispetto alla cittadinanza e sperando di poter col tempo colmare questo gap, come Primapagina abbiamo sempre apprezzato la qualità, il coraggio e anche l’eclettismo di Andrea Cigni e della sua creatura… Così come avevamo apprezzato anche il festival di Manfredi Rutelli che è durato più di un decennio.
Chiusi un’estate musicale o festival estivo ce l’ha dagli anni ’80, dai tempi del Corso Internazionale di Flauto del maestro Roberto Fabbriciani. Qualche “buco” negli anni ’90, poi dai primi anni 2000 la gestione Rutelli e infine gli Orizzonti targati Cigni con il ritorno dell’opera lirica come momento clou e spettacoli provocatori e d’avanguardia per contorno… Ora emerge che è costato molto. Troppo e che non si può più sostenere. Ma è costato il festival in sé o la gestione che ne è stata fatta? I festival costano e non guadagnano, da nessuna parte. La soluzione sta nel trovare entrate diverse (contributi, sponsorizazioni, iniziative collaterali o diverse che possano far pari… ). Si poteva evitare che il deficit prodotto nel 2014 lievitasse fino a diventare pericoloso? Noi crediamo di sì. E crediamo anche che, pensandoci un po’ prima, qualcosa del festival si poteva salvare, senza dover arrivare alla decisione più drastica.
I tifosi della Fiorentina si chiedono adesso, dopo una stagione fallimentare, se non fosse stato il caso di esonerare l’allenatore dopo la batosta con il Borussia Mg. O dopo la fine del campionato scorso… Ecco viene da chiedersi come mai, se il debito cresceva, è stato rinnovato l’incarico ad Andrea Cigni, nel 2016, dopo l’ultima edizione di Orizzonti? Non era il caso di fermare le bocce in quel momento e ridiscutere il futuro? Le due Conferenze sulla Cultura in questo senso cadevano a fagiolo, ma evitarono di entrare nel merito. Cigni fece solo una toccata e fuga. Fu un’occasione persa. Sprecata.
Adesso, dopo tanti anni, la città e in particolare il centro storico rischiano di ritrovarsi con un’estate in sordina. Senza iniziative di un qualche richiamo per turisti e cittadini dei dintorni. Non è una bella prospettiva.Tutt’altro.
Resta, come abbiamo già scritto, il Lars Rock Fest che annuncia una tre giorni di “fuoco” con una band canadese emergente e due band inglesi belle toste, una addirittura icona del post punk e del movimento anti Tatcher degli anni ’80… Roba forte. E tutt’altro che di nicchia, come il festival ci aveva abituato nelle edizioni precedenti. Musica robusta e idee di rivolta per nulla dissimulate. Vediamo se qualcuno protesterà con il sindaco per il rumore o perché è musica del diavolo, diseducativa e sovversiva…
Detto questo, dopo aver assistito dal 2014 al 2016 a Gianni Schicchi, Cavalleria Rusticana e Traviata e alle contemoranee Pierrot Lunaire e La Voix Humaine, quest’anno l’opera lirica ci mancherà. E ci mancheranno le performance certo poco allineate e coperte di Ricci Forte, Malosti, Latini, Delbono, o di Eva Robbins… Da questo punto di vista gli orizzonti sono abbastanza cupi. D’altra parte però, Chiusi è bella e ricca di storia, ma ha meno di 9.000 abitanti. Ed ha il destino scritto nel nome. Chiusi, voce del verbo chiudere.
m.l.
forse dovrebbero mettere qualcun altro alla direzione artistica della fondazione qualcunoche sappia pensare scrivere sognare con pochi soldi io ne conoscerei almeno tre o quattro poco allineati certo ma efficaci sicuro ….
Marco non giriamola tanto a vuoto: se hai 100 spendi 100 (meglio 90 se puoi), se spendi 150 vuol dire che c’è qualcosa che non va; che sia maldestra amministrazione, che siano insopprimibili necessità artistiche, che sia velleitarismo o tornaconto “carrieristico”, poco importa.
Devo anche aggiungere che sono diversi i Sovrintendenti italiani che hanno fatto dei gran buchi in cambio di stagioni di valore (buchi poi sempre inevitabilmente pagati dalla Comunità). Costoro hanno avuto carriere migliori di chi invece spendeva solo quello che aveva e quindi creava situazioni più modeste. Si chiama “effetto cicala”, lo stesso per cui abbiamo un record mondiale nel debito pubblico. Sono i paradossi dell’Italia, dove lasci delle macerie ma poi magari vieni promosso in un altro contesto…
p.s.
questa storia poi che una Festival ridotto non sia possibile, Marco è davvero una panzana, da raccontare a chi non ha strumenti tecnici per contrastarla
Così ci è stato raccontato. E Andrea Cigni ha confermato che per quanto lo riguarda non lo farà… Né una edizione ridotta, né un “piano B” (cioè un’altra cosa a costo zero o quasi). Un altro direttore artistico al momento non credo ci sia, a Chiusi.. Anche perché non ci sono i soldi per pagarlo. E nemmeno, mi pare di capire, la volontgà di ingaggiarlo… Più avanti si vedrà. Non sono certo io a decidere. Al massimo io racconto…
Si continua a parlare di Bettollini come fosse insieme a Scaramelli il solo responsabile, si dice che 5 stelle e possiamo non fanno una battaglia adeguata. Scusate maPD E PSI dove sono? Possibile che a nessuno interessi come vengono sperperati soldi pubblici, lasciano in mano la città ancora a questi artefici di costosissime incompiute come fondazione, palazzetto e via dicendo? Intanto la città è sempre più triste, deserta e povera
Scusa Alessandro, mi sembra invece tutto molto coerente: Renzi aveva dichiarato che lasciava la politica, ora è segretario del PD, quindi anche il PD ha lasciato la politica. Quanto al PSI…per correttezza tirerei in ballo anche le responsabilità di PLl, PRI e PSDI, ti pare?
Il PD e il PSI con la mozione approvata in consiglio hanno intimato l’alt e hanno dato mandato al sindaco e presidente di risanare i conti e quindi di tagliare il festival. Ufficialmente questa è l’unica cosa che è successa. La decisione l’hanno presa loro.
Marco, credi davvero a quello che scrivi? In Consiglio comunale si è presentata una mozione a seguito di una interrogazione di Possiamo. Non era all’ordine del giorno e secondo me è stata fatta in sordina perché se ne parlasse il meno possibile. La cosa non è andata così. Io inviterei per coerenza tutti a vedere quanto scritto in passato senza attaccarsi a qualche inciso speso en passant.
Paolo, la mozione è firmata dal gruppo di maggioranza, l’ha presentata Agostinelli. Ho già scritto che probabilmente l’ha ispirata lo stesso Bettollini, per avere le spalle coperte. Ma ufficialmente il mandato a tagliare la spesa è firmato PD e Psi. Forse la volevano far passare in sordina, non so. Ma a me è sembrata rilevante e ne ho parlato.
Quindi Marco presupponi che le segreterie dei due partiti fossero a conoscenza della mozione. Se così fosse penso ci avrebbero dovuto mettere la faccia almeno con un comunicato, sbaglio? Forse non lo hanno fatto perché sarebbe stata una grave bocciatura della politica turisticao/culturale della amministrazione, una bocciatura del tanto sbandierato assessorato chiusipromozione, fiore all’occhiello, per quanto hanno sempre sostenuto, di questa e quella precedente amministrazione?
Ho già scritto in articoli precedenti e in un commento qui sopra come penso che sia andata.. Ma ufficialmente, Alessandro, questo è. La firma del gruppo consiliare di maggiorana con gli interventi di Agostinelli e Annnulli, che la loro faccia ce l’hanno messa, presuppone a prescindere l’assenso dei vertici dei due partiti. Ammmesso che esistano i vertici e i partiti. Che si tratti di una debacle e di una bocciatura della politica fatta fin qui mi pare più che evidente. Ma ho scritto anche questo.
Siamo al surreale col botto.
Con i voti di chi e di quali amministratori è stata creata la Fondazione e avvallato quanto avvenuto in questi anni?
Degli gli stessi che oggi stanno facendo marcia indietro. A che titolo bisogna dar loro una medaglia? Per non aver continuato nell’errore? Quando io nel mio mestiere sbaglio pago sempre conti salati e come me tanti altri che non beneficiano dell’ombrello partitico. Certo che davvero i 5 Stelle hanno supporters inaspettati e preziosissimi che portano loro autostrade di voti.
In altri tempi questo giornale avrebbe scritto, al posto di chilometrici articoli che sanno tanto di supercazzola, che tutta la vicenda ha due precisi responsabili: Stefano Scaramelli che volle la fondazione e che era sindaco negli anni in cui si è creato il buco finanziario e Juri Bettollini negli stessi anni assessore al bilancio poi Sindaco. Il resto è fuffa.
Tra l’altro la mozione del gruppo di maggioranza ha fatto passare in secondo piano la cosa grave sulla quale avevamo presentato l’interrogazione. Nel consiglio del 31 Marzo il Sindaco non dette notizia, nonostante le precise richieste, che il bilancio della fondazione era stato approvato il 10 Marzo e che lui dal 13 Marzo era già Presidente della Fondazione, in sostanza il Sindaco Bettollini non aveva chiesto al Presidente della Fondazione Bettollini quali fossero i dati del Bilancio 2016. Sempre a proposito di responsabilità…
Solo dopo richiesta di accesso agli atti, come Consigliere Comunale, ho potuto avere a disposizione il bilancio in data 15 Maggio, dopo più di due mesi dalla sua approvazione. Evviva la tanto sbandierata trasparenza.
Mi pare di aver scritto chiaramente di chi è la colpa di questa situazione. L’articolo è effettivamente lunghetto. Ma forse prima di commentare sarebbe bene leggere… Secondo me come opposizione avreste dovuto chiedere le dimissioni del sindaco, per la debacle epocale e per come è stata gestita la questione… guarda un po’… Non mi pare però che sia stato fatto. Comunque, come ho già detto, a ognuno il suo mestiere… Veramente, come disse una Prof di liceo, qualche anno fa “qui c’è gente che ha problemi di comprensione del testo”…
Può darsi che io sia fra questi, limite mio, noto però che da un po’ di tempo siamo in diversi ad avere lo stesso problema.
Per la richiesta di dimissioni non credo esista un termine massimo.
Uscendo da queste schermaglie spicciole (e a mio avviso anche poco comprensibili) vorrei chiedere una cosa a PAOLO MICCICHE’, come dice lui senza girarci troppo intorno. Caro Paolo, visto che dici che un festiva ridotto si poteva fare e visto sei del mestiere, che hai conoscenze ed esperienze specifiche, con alla spalle allestimenti di grade qualità, con contatti nel “giro” di musicisti, attori ecc… perché non fai tu una proposta concreta per un festival low cost, “compatibile” con le dimensioni e le risorse di Chiusi, sulla base di un “progetto culturale” e “promozionale” secondo la tua concezione di cultura e di festival… Una cosa, insomma, da persona competente, attenta, che ha a cuore la crescita e la qualità della vita della città… Se non per quest’estate, potrebbe tornare utile per il futuro…
Caro Marco, al di là di tutte le considerazioni e anche volendo, in questo periodo non potrei farlo per congestione di lavoro. Dichiarando di essere d’accordo con Daria Lottarini – ovvero cancellazione, punto – mantenevo aperto il discorso sulla fattibilità solo per motivi “polemici” (diciamo di polemica costruttiva). Mi spiego: se si considera il Festival così importante e vi fosse stata una base di budget sufficiente, una versione “sfoltita” sarebbe stata una scelta saggia e tecnicamente praticabile. Questo, ovviamente, sulla base del lavoro preparatorio già svolto; cominciare da zero sarebbe assai più difficile (anche se però non impossibile).
Tu sai che non mi sono presentato, a suo tempo, per diverse ragioni tra cui anche quelle di una non appartenenza organica al ceto politico che amministra la città. Infatti a suo tempo con Manfredi Rutelli, avevamo tentato insieme di presentare “Incroci di Orizzonti” allo Scalo, un Festival multietnico per unire le etnie attraverso la Cultura e le Culture, che a Chiusi e lo Scalo soprattutto, sono così largamente rappresentate. Un incontro di conoscenza e di arricchimento umano reciproco, sulla base dell’idea che non si è nemici solo per il fatto di essere diversi. Questo progetto non si potè fare perchè…vabbè non si potè fare….
Prima ancora c’era stata la proposta di un rapporto strutturale e territoriale con il Conservatorio di Siena (ISSM Franci), anche quella naufragata, credo sempre per lo stesso motivo: avendo partecipato all’esperienza della “Primavera”, non ero uno affidabile. In realtà io “affidabile” in questo senso, non lo sono mai stato per nessuno, essendo un indipendente a prescindere, a cui è impossibile apporre una targa.
Ribadisco qui anche quale sia, a mio parere, la procedura per individuare un Direttore artistico, che non è dissimile a scegliere un architetto per una ristrutturazione: “architetto, noi vorremmo avere questo e quel risultato”, lasciando poi al professionista il realizzarlo.
E quindi, alla fine, si finisce sempre lì: “a che cosa dovrebbe servire un Festival a Chiusi?”. Si va dal fare cultura territoriale stretta – compagnie e forze locali ed integrazione multietnica – all’opposto di una scintillante (e costosa) vetrina nazionale o internazionale – vedi Cortona o Spoleto – di forte richiamo turistico. Altrimenti si rischia il Festival “ad personam” di chi viene a salire un altro gradino verso un obbiettivo più ambizioso di quello chiusino, per poi salutare ed andarsene e…. tante scuse per le macerie
Nuntio vobis gaudium magnum. Si da oggi abbiamo la pubblicazione del bilancio sul sito della Fondazione: http://www.fondazioneorizzonti.it/wp-content/uploads/2016/12/Bilancio-desercizio-Fondazione-Orizzonti-dArte_2016.pdf
L’hanno covato per mesi. Lo avevano avuto alcuni giorni fa chi aveva fatto l’accesso agli atti. Ora si sa cosa la Fondazione è disposta a pubblicare dei suoi atti interni degli ultimi mesi. Ora è necessario costruire un documentazione coerente e il più possibile completa per lanciare un confronto pubblico.
Bene a sapersi. Premesso che ogni confronto pubblico è sempre utile, credo che le questioni relative al bilancio e agli atti interni della Fondazione siano materia più per la politica (quindi per le forze politiche che possono imbastire su di essi le battaglie che ritengano opportune), mentre riterrei più utile un confronto pubblico, largo, sulla cancellazione del Festival che a detta degli amministratori era il “fiore all’occhiello” della città e comunque l’iniziativa più rilevante, più reclamizzata e più costosa… Certo, la cancellazioine del festival è conseguenza del bilancio in rosso. Ma è la prova evidente e clamorosa della debacle ed è la cancellazioone del festival che avrà conseguenze sulla qualità della vita dei cittadini e sull’appeal della città, più di un bilancio in rosso…
La partecipazione è ormai una costante nei processi della decisione pubblica. Sono i cottadini a dover discutere anche erché la “mediazione” delle forze politiche troppo spesso non funziona. Comunque il problema non è che si farà d’agosto quanto piuttosto se quello che si è configurato come un grande baraccone debba chiudere.
Di sicuro chiuderà il festival. E se più avanti ripartirà sarà comunque un’altra cosa. La Fondazione invece mi sembra messa sotto tutela perché data la situazione finanziaria non è possibile chiuderla. Ma la strada è quella …
Rimane data la situazione finanziaria? Sarebbe bene che questa situazione sia conosciuta soprattutto per i passi che si intendono intraprendere.
certamente. Quanto alla situazione finanziaria credo che lo stop al festival serva a non incrementare il debito (che con il festival sarebbe indubbiamente cresciuto). Il pregresso rimane, ma il consiglio comunale ha dato mandato al sindaco-presidente (quindi alla fondazione) di prendere tutte le misure, anche straordinarie e anche in deroga ai programmi e accordi già stipulati, per vedere di coprire il buco: in un precedente articolo si indicavano anche alcune possibili ipotesi, fatte peraltro il consiglio…
Ci risiamo, il corresponsabile politico del buco di bilancio e massimo responsabile amministrativo viene chiamato a mettere mano con misure “anche straordinarie e in deroga ad accordi a programmi e accordi precedenti”. Con quale trasparenza? Questo è il punto. Mi pare superfluo ritornarci sopra, questa è la domanda senza risposta.
Bettollini in quanto sindaco è diventato presidente della fondazione in forza di una modifica statutaria discussa in consiglio comunale… E ampiamente trattata dalla stampa. I podemos organizzarono una iniziativa pubblica… Ma il consiglio è o non è un momento di trasparenza? Se ce ne fosse anche un po’ di più non guasterebbe, ma …
Una riflessione di Sistema, anche se estremamente semplificata…un tempo, anche in forme assai avventurose, esistevano la Corte oppure l’Impresario. La Corte pagava e bisognava accondiscenderla; l’Impresario cercava invece di piacere al pubblico (non necessariamente in modo facile o becero). Il pubblico, proprio perché in sintonia con gli spettacoli, pagava per andare a teatro o all’opera e così sosteneva economicamente il Sistema.
Io mi interrogo ogni giorno per capire come mai abbiamo così bisogno di chi paghi tutto il conto e releghiamo a marginalità la voce “incassi” (e quando non marginale mai considerata davvero decisiva).
Ma chi paga il conto, bisogna poi accondiscenderlo? O non sarebbe meglio della sana Imprenditoria pubblica, che implica anche il cercare linguaggi che possano entrare in contatto diretto ed emotivo con il pubblico e producano quella “necessità” che porta a pagare per vedere uno spettacolo, cosa che mi pare oggi manchi (o c’è per Renato Zero o Vasco che, peraltro, se lo meritano)
Marco, ha seguito bene il consiglio comunale? Se non ci fossestata l’interrogazione non ci sarebbe stata nemmeno la mozione dei pieni poteri, tirata fuori da Agostinelli. Non era all’OdG e il Sindaco Presidente del Consiglio Comunale l’ha fatta mettere ai voti per attribuirsi i pieni poteri come Presidente della Fondazione. L’iniziativa di Possiamo la ricordo benissimo. Peccato che in quella sede Silva Pompili non raccontò nulla di quanto aveva dichiarato a verbale il 12 gennaio. Ma di cosa stiamo parlando? Ripeto chi controlla il controllore causa del disastro nella sua opera di correzione del disastro? Per me il confronto può finire qui. Non so se è più grave il peggior sordo che non vuol sentire o il peggior cieco che non vuol vedere.
Come un fulmine a ciel sereno ! Tanto più grave se si pensa alle iniziative già prese e avviate.
Mi dispiace molto. E’ facile sbagliare in un terreno tanto delicato come il teatro e la cultura, ma se c’è la volontà giusta non si manda tutto a monte dopo aver già coinvolto decine di persone per quello che doveva essere il prossimo appuntamento.
In un paese normale chi ha fatto gli errori si dimette. Spero di non assistere all’italico scarica barile. Il Festival è stata un’occasione importante. Perché chiuderlo ?
I bilanci fatti dal PD fanno ridere ! Qualcuno in quattro anni,alla guida di una città Toscana,ne ha fatti altrettanti falsi ! Ha fatto lievitare le spese del 200% solo per mettersi in evidenza.Quando era alla provincia da 400.000 € è arrivato a sperperare 14.000.000 € solo per le spese di ” rappresentanza” !Con questo voglio dire che a ” Loro” tutto è concesso !!
Fulmine si, a cielo sereno no…da un pezzo il cielo era nuvolo e si sentivano dei tuoni…ma non c’è peggior sordo….
Sul debito si sentivano tuoni, ma la chiusura del festival che nessuno ancora ha ufficializzato, è notizia e scelta arrivata all’improvviso e senza “preavviso”. Quindi non è improprio parlare di fulmine a ciel sereno o di bomba sganciata senza dichiarazione di guerra. Di stop totale non aveva mai parlato nessuno, neanche i più critici. Non si confonda il festival con la fondazione
Onestamente non capisco!
Non capisco la posizione di questa testata.
Non capisco la posizione dei cittadini
Non capisco il perché di progetti avviati e non sfruttati.
Non capisco soprattutto il discorso “la cultura costa e non rende”
A chi?
La cultura costa alla collettività e rende ai singoli. In maniera distribuita. Questa è la realtà dei fatti.
E sto parlando solo di soldi che paiono essere l’unica ragione di dibattito.
Le “questioni culturali” sono investimenti di interesse collettivo e non possono e non devono essere ridotte al mero rapporto costi/sbiglittamento.
Ovunque, dove questo è stato capito, anche in Italia, i bilanci si fanno sulla ricaduta economica sul territorio, non sui costi della fondazione di turno. Normalmente, quando le cose funzionano, l’attivo si aggira intorno al 140% dei costi. Su base annuale e considerando l’indotto. Volete un esempio facile? Chiedete ai ristoratori a fine estate se il loro bilancio è lo stesso. E con loro i rispettivi fornitori.
Poi parliamo del ritorno di immagine.
Il solo concorso ha attivato migliaia di persone che hanno elaborato progetti e sviluppato idee. Per lo più giovani. La delusione ha sempre la memoria lunga.
Mi fermo qui.
Quello che mi rende triste è l’indifferenza collettiva. Come se lo stato emotivo predominante fosse la rassegnazione ad un declino inevitabile.
L’immobilismo che estingue.
Cos’è che non capisce della posizione di questa testata? Per capire… (mi pare che noi e Lei si dicano le stesse cose)
La chiusura è stata più volte auspicata da tempo da alcuni, fra cui chi scrive. La crisi finanziaria era stata anch’essa a tempo denunciata e da molti negata o minimizzata. Sarà il caso di ricostruire la vicenda tramite documentazione e non per sentito dire.
Se tu hai sostenuto la via della chiusura del festival, allora perché non chiudere anche la stagione teatrale e il Lars rock fest? O non chiudere direttamente la città? Se la questione è solo di soldi e di manico e i soldi son finiti e il manico non si è dimostrato in grado di gestire al meglio il tutto….
Io ho proprio proposto la chiusura della Fondazione perché non funziona.
Su quella sono d’accordo anche io, da sempre. E non a caso ho sostenuto alla elezioni la lista Possiamo che ne proponeva il superamento. Il problema è che adesso non la possono chiudere. Intanto hanno chiuso il festival e cominciano ad arrivare le prime reazioni “stupite” e “incazzate” degli artisti (lo ha fatto ieri Roberto Latini), il che per Chiusi non è una bella pubblicità.
Credo che il nodo stia nell’incrocio mancato tra le esigenze del Festival come voluto da Cigni e le risorse disponibili, o meglio, non più disponibili. Questo al di là del fatto che la Fondazione sia o no uno strumento idoneo per Chiusi (e francamente non mi pare lo sia).
Ipotizzo: Cigni avrà reclamato che per avere il minimo di qualità e di ragione ad esistere, bisognava avere almeno tot risorse; qualcuno gli avrà risposto: “Orizzonti ha già un passivo strutturale, in città il festival non è così sentito e rischiamo un autogol politico”. E lui si sarà irrigidito facendo saltare il banco. Ipotizzo perchè non ho informazioni dirette ma è una possibilità realistica, più volte verificatasi in passato. D’altronde Cigni mi sembra avesse partecipato marginalmente alle Conferenze sulla Cultura, segno che non voleva compromessi e che probabilmente non voleva ritrovarsi impelagato nel le dinamiche del localismo. Giocava in fondo la sua partita, utile al suo percorso, beneficiando Chiusi di quanto, secondo lui “non avrebbe mai potuto avere a quelle condizioni”.
Ripeto, ipotizzo richiamando alla memoria quanto ho sperimentato nella mia esperienza lavorativa. Posso sbagliarmi, essendo supposizioni ma non credo di essere molto lontano da come sono andati i fatti.
Marco, aggiungerei un’ultima cosa. In tutto questo sarebbe utile ma francamente anche giusto che Andrea Cigni – da direttore artistico – facesse sapere alla comunità chiusina il suo punto di vista e le sue ragioni.
Tacere servirà solo a favorire le più fantasiose speculazioni, cominciando dalle mie.