C’E’ VITA A CHIUSI, MA E’ VITA ALIENA. IL FESTIVAL ORIZZONTI E L’INDIFFERENZA DEI CHIUSINI
CHIUSI – Il teatro sperimentale, più o meno astruso, può anche non piacere; la musica lirica, se non è all’Arena di Verona, può risultare noiosa e poco accattivante per un pubblico “televisivo”; quella contemporanea può risultare “ostica” e dissonante all’orecchio del profano; la danza moderna può anch’essa apparire fuori contesto… E poi gli orari, alle 18, alle 20, possono non invogliare a rinchiudersi in un teatro o ad assistere ad uno spettacolo sulla riva del lago, allo scoppio del sole… Certo. Ma un festival che propone teatro, danza, opere liriche, concerti, mostre e performances varie un po’ particolari, alcune molto coraggiose e ardite, per il tema trattato, il linguaggio esplicito, per il fatto di recitare su un crinale scivoloso, in un luogo poco abituato a certe cose, non è un evento usuale. Un evento qualsiasi. Soprattutto se il paese in cui il festival si tiene è, appunto, poco abituato a certe intrusioni. E ancor di più se il festival propone artisti di caratura nazionale e internazionale, veri e propri mostri sacri nel loro genere, come Pippo Delbono, Tiziana Fabbricini, Paolo Fresu e Roberto Cipelli, o figure importanti dell’avanguardia culturale e teatrale italiana come Valter Malosti, Roberto Latini, Andrea Adriatico, per citarne solo alcuni.
Certo si possono criticare gli orari e le location, i pochi posti in platea, e, diciamolo, anche le opere stesse e l’approccio dei vari artisti, se risultano “poco digeribili”. Ma resta il fatto che si tratta di un evento di qualità assoluta che se non altro per curiosità, per vedere l’effetto che fa, per ritrovarsi faccia a faccia, magari al bar, con personaggi del genere, dovrebbe essere vissuto dalla città come il suo momento di gloria.
Parliamo del Festival Orizzonti e della città di Chiusi. Che invece appare molto distratta. Praticamente indifferente. Quasi totalmente assente dal suo momento di celebrità. I chiusini, quelli del centro storico e soprattutto quelli dello Scalo e delle frazioni se ne tengono alla larga. Qualcuno si affaccia a qualche spettacolo, ma si tratta di una minoranza sparuta, quasi impercettibile rispetto al totale della popolazione. E anche chi, durante l’anno, spesso critica e s’incazza per l’assenza di iniziative, di eventi, di occasioni, al Festival non partecipa. Al massimo osserva a distanza.
Certo, il prezzo dei biglietti d’ingresso (dai 12 ai 25 euro per i residenti) può in qualche misura scoraggiare, ma l’indifferenza, se non la diffidenza verso il festival non può essere solo una questione di prezzo. Nel centro storico, dove si tengono gli spettacoli, il direttore artistico Andrea Cigni è ormai uno di casa, anzi di famiglia. Tutti lo salutano e gli vogliono bene. Ma al botteghino sono più i “foresti” che i chiusini. Eppure Andrea Cigni è una macchina da guerra, un carrarmato che sa dove vuole arrivare. Ha vinto la sua battaglia per far riconoscere il festival Orizzonti come uno dei migliori d’Italia da parte del Ministero, ha saputo portare a Chiusi personaggi di primissimo piano della scena musicale e teatrale italiana, ma nonostante tutti gli vogliano bene, non è ancora riuscito a vincere l’indifferenza atavica e sempre più cupa dei chiusini (e pure dei cittadini dei paesi limitrofi, che se ne vedono pochi, anche di loro).
Perché questa città non riesce più a entrare in sintonia con niente e con nessuno, nemmeno con ciò che di buono le cade addosso? La domanda dovrebbe porsela Andrea Cigni, naturalmente, ma più di lui dovrebbero porsela la Fondazione Orizzonti e il Comune. E naturalmente i cittadini.
Partecipare, andare a vedere “de visu”, vivere per qualche ora l’atmosfera del festival consentirebbe di giudicare a ragion veduta, di farsi un’idea più precisa, anche, magari, per puntualizzare meglio le eventuali critiche all’organizzazione, alle performances proposte, agli artisti. E potrebbe anche consentire una valutazione più oggettiva rispetto alla classica domanda se il gioco vale la candela. Ovvero se il risultato, alla fine, è accettabile e positivo rispetto all’investimento fatto.
Nei primi 6 giorni di festival la città di Chiusi ha vissuto Orizzonti come una piccola invasione di alieni un po’ eccentrici e fuori dai canoni, che comunque ha riempito ristoranti, alberghi, b&b, agriturismi e bar… Ma la contaminazione non si avverte. Il popolo del festival e i chiusini sono due mondi paralleli. Un po’ distanti. Il “clima” da festival stenta a decollare, a contagiare tutti.
Ci sono ancora 4 giorni. Forse il “clima” crescerà. Già stasera lo spettacolo di danza “Ariadneamore” di Emanuele Soavi in piazza Duomo, alle 21,30 potrebbe scaldare l’atmosfera, già resa piuttosto “hot” dai due spettacoli “L’omosessuale o la difficoltà di esprimersi” e “Therese et Isabelle” andati in scena anche ieri e in replica oggi alle 18,00 e alle 20. Ecco, neanche due spettacoli audaci e veramente al di là dell’antico “comune senso del pudore” hanno svegliato i chiusini dal torpore, dall’assuefazione al nulla tipico delle mining town in dismissione…
Ci auguriamo che il “clima festivaliero” cresca. Perché la città ha bisogno di una scossa, di un risveglio, e invece rischia di perdere anche questa ennesima occasione. Perché lo sappiamo tutti, che a riflettori spenti, ci sarà qualcuno che dirà “non è giusto spendere tutti questi soldi per spettacoli che richiamano poche decine di persone”. La cultura, l’arte, quindi anche il teatro, la musica, la danza, non sono solo un mezzo di promozione turistica, né un business da botteghino, però due conti tutti li sanno fare. E c’è chi li fa in un modo e chi in un altro. Il Festival Orizzonti è sicuramente “aggiustabile” e migliorabile e a bocce ferme se ne potrà parlare, ma è un patrimonio importante, costruito con fatica, che non può essere gettato al macero per scarsità di spettatori e di audience in città. Così come si potrà ragionare e discutere l’operato e le scelte della Fondazione e del Comune, senza però gettare al macero il lavoro, l’impegno profuso da decine di persone per la riuscita della manifestazione.
E’ Chiusi che deve darsi una mossa. Sono i chiusini che dovrebbero riprendersi la loro città, le loro piazze, il loro teatro, e il lago, e il Chiostro, e tutto il resto, ora che c’è vita. Magari aliena. Ma è vita. Tra pochi giorni sarà di nuovo il deserto dei tartari, senza nemmeno un nemico all’orizzonte.
Marco Lorenzoni
La nostra lettrice e collaboratrice ALESSANDRA MARZUOLI, di Montepulciano ha postato su facebook questo commento: “Questo di cui state parlando è un vecchio problema: le attività culturali (se pur belle, sperimentali e più o meno interessanti) non mancano nel nostro territorio, ma sembra che i residenti non ne vogliano sapere. Ho visto platee vuote ai Cantieri Internazionali d’arte e sul palco c’erano celebrità come Virgilio Sieni (danzatore), o Piece di teatro sperimentale con scene di Janis Kounnellis (La prima italiana assoluta di EL CIMARRON nel lontano 1999 – se non ricordo male..teatro semi vuoto e in sala quasi solo accrediti stampa e qualche tedesco, l’opera era appunto in lingua tedesca (musiche H. W Henze). Tutto dipende secondo me dall’indifferenza al bello a tutti i livelli, dall’incapacità che abbiamo ormai tutti di non riuscire più a soffermarci a riflettere, ad osservare, ad emozionarci (l’arte lo pretende sempre). Tutto dipende da questo. Nessuno più legge, nelle scuole l’ora di storia dell’arte è stata “bannata”, periferie brutte e città orrende non ci toccano più. Ormai siamo livellati culturalmente ed emotivamente. Nessuno più si scandalizza se in tv (canale per bambini) siamo costretti a vedere roba da urlo con dialoghi inesistenti o se su RAI 1 non vedi più un film decente. Poi devo dire che i programmi culturali hanno la loro dose di colpe. Mi spiego: non sempre puoi pretendere che tutti o molti capiscano gli atti provocatori di un artista. Per questo ci vuole apertura mentale, un minimo di cultura di base su argomenti di riferimento e una buona dose di curiosità”.
X Alessandra Marzuoli che nelle ultime due righe del suo intervento ha fatto riferimento a ciò che viene inibito dalla veicolazione dei media,usati per addormentare il cervello delle persone e quindi sarebbe doveroso anche spingersi un po’ più in la.Il primo agente di questo processo sono i partiti e la classe politica che ne stà dietro, organizzati per portare in forma lineare e dappertutto tale processo.Il loro peggior nemico si chiama cultura, senza ombra di dubbio anche se ci fanno vedere che devolvono risorse per questa.La gente imbevuta da decenni di tutta questa roba reagisce nel modo più normale e quindi è lontana, non reagisce, non ha nemmeno la forza di porsi tali quesiti, perche grazie a tutto questo è disorientata com’è dall’affrontare la quotidianità della vita e quindi anche non si può pretendere che partecipi anche ad iniziative di qualità.L’italia ha imboccato una via di non ritorno che la sta portando in un moderno medio evo.Gufo? Non credo.Ho vissuto nell’età della ragione dagli anni ’50 in poi e credo che tutti di quell’età possano valutare se sia vero o meno che siamo andati avanti con le lotte nei diritti e nella libertà, poi il cammino si è interrotto grazie alla politica che ha prodotto tali partiti e tali uomini alla loro guida.ed il sistema si stà rimangiando tutto.Allora dovrebbe essere di tutti la domanda se il sistema basato sui soldi-nonostante quello che dicono i media ed i loro gestori -possa essere indicato sempre come il regolatore della vita .Il problema è questo, perchè senza cultura e senza speranza di cambiamento non esiste nulla, solo vita vegetativa, ed è nella vita vegetativa che germinano i miasmi dei quali è piena l’italia, e quando si dice che l’italia è il maggior contenitotre al mondo di cultura si dice il vero, ma l’ho sempre detto che il cemento che la tiene insieme è l’ignoranza.Credo che occorra una scossa forte per poter spazzare via totalmente il polipo che la sta divorando.
Ma iniziative come il Cantiere di Montepulciano, Monticchiello, il festival Orizzonti, i concerti in terra di Siena, il festival della Valdorcia, Trasimeno Blues, Torrita Blues, i vari festival rock di Acquaviva, Chiusi, Ponticelli, Chianciano, Ficulle, il Mix Festival di Cortona, il folkfestival di Orvieto, Umbria Jazz, sono proprio da cose da buttar via? Non valgono uno sforzo minimo per seguirli? Nei favolosi e celebratissimi anni ’70, quando governava in queste terre il glorioso Pci e non i vituperati renziani, ce li sognavamo certi nomi da queste parti… e anche un livello artistico simile e così diffuso e spalmato sul territorio… Lo vogliamo dire, oppure è preferibile trincerarsi sempre dietro il fatto che la gente è amorfa e indifferente e la politica non fa pienamente il suo mestiere? Ho sentito dire, per esempio, che Orizzonti è un festival renziano. In che senso? e quale sarebbe la “prova” di una simile affermazione? Per capire… Con questo non intendo dire che è meglio coi renziani che prima. Anche perché i renziani c’entrano poco. Le varie iniziative sono quasi tutte “appaltate” ad altri soggetti gestori. E’ un fatto però che oggi l’offerta culturale, nonostante la crisi, nonostante i tagli e la scarsità di risorse, nonostante l’atavica apatia della gente, nonostante le guerre per bande che inibisce una cosa e ne favorisce un’altra, nonostante si tratti di un territorio periferico, è ampia e variegata e spesso di qualità elevata. Anche molto elevata. E dire che forse è troppo elevata per una popolazione non all’altezza o non sempre all’altezza, mi sembra una lettura un po’ spocchiosa e addirittura “offensiva” nei riguardi della popolazione. Che non è fatta solo di gente da sagra dell’oco…
Caro Marco, se ti riferissi a me per l’espressione ”festival renziano” mi dovresti dire dove tu l’abbia letto o dove io l’abbia scritto,ma non credo proprio che tu ti riferisca a qualche mio scritto perchè forse ingenuo sono e distratto ancor dipiù ma non credo tale da usare detta espressione.Io ho soltanto cercato di spiegare nei miei interventi, e non solo in questo post, le ragioni per le quali la gente non partecipi, non cambi la propria amorfità in presenza anche di novità che possono essere anche interessanti ma non per questo stimolanti fino ad una ricerca di una sperata partecipazione di massa, e questo l’ho fatto senza incensare o sminuire nessuno e non ho giudicato la qualità di Orizzonti perchè personalmente non posseggo dentro di me la qualità e la conoscenza sulle materie di quel programma,che senz’altro sarà stato di qualità non lo metto in dubbio ma che sembra che alla gente gli sia interessato come sul dirsi ”il giusto” .Ho detto invece più volte che l’univocità della natura delle rappresentazioni riguardino quasi esclusivamente la musica ed il teatro ed i concerti.Su questo senza tema di smentite,come se la cultura fossero solo teatro,lirica,musica rock e poco più.I nomi dei festival che hai annoverato tu cosa riguardano? Ne hai fatto un lungo elenco delle rappresentazioni presenti sul territorio e quali materie principalmente riguardano ? Quelle che si è detto o mio sbaglio? Ho fatto la critica a tutto questo dicendo che se gli spazi di intervento culturali sono solo quelli, la gente che dovrebbe partecipare,vive tale questione come una cosa distante,difficilmente fruibile perchè non ne è a conoscenza di cosa ci stia dietro,ma non tanto come se fosse l’espressione di una forma di elitarismo ma percepisce invece la distanza della propria vita quotidiana con quanto venga rappresentato e non ne ravvisa una necessità preminente.Ho criticato anche fortemente-questo sì- le ragioni per le quali da sempre ma soprattutto in questi ultimi tempi la politica sia del governo centrale sia dei governi locali veicolata dal renzismo ha accentuato tale distacco e sai in quale modo? Con la crisi e l’incertezza crescente che la vacuità di ciò che sentiamo veicolato giornalmente dai media sia tutta una cosa messa su ad arte per illudere la gente e smorzarne la reattività sul fatto del sicuro declino.E la gente nella propria quotidianità avendo tali carichi non si pone giustamente la partecipazione o meno ad eventi che percepisce come fondamentalmente estranei,pur sapendo che anche quella è cultura senz’altro.E’ questa la sostanza di ciò che ho sempre detto.Ai tempi di cui tu ti riferisci nella tua risposta,i nomi erano anche conosciuti di coloro che presentavano spettacoli perchè la società era in evoluzione complessivamente,perchè esistevano movimenti grandi di emancipazione della gente e con questi anche gli spettacoli che venivano messi in campo vicino.Adesso è l’esatto contrario invece.tutto è consumo,anche la cultura e di questa,quella vera, l’establishment ha paura,(vedi lo spettacolo al lago per esempio ) Ma prova a fermare per strada una persona di media cultura ed a fargli la domanda di chi siano secondo loro i nomi che hai segnalato te come il meglio del meglio che hanno fatto gli spettacoli di Orizzonti e vediamo quanti siano coloro che ti rispondono che li conoscono e con loro i loro lavori,esaltati anche dai media.Questo non vuol dire che non siano capaci nel loro lavoro, nessuno l’ha detto.Ecco perchè secondo me tutto questo non è altro che il frutto di una società in via di declino veloce.proprio perchè alla gente manca altro e la responsabilità di questo ”altro”che manca è soprattutto di questa politica e dei politici che la gente stessa ha inviato col proprio consenso a maneggiare le leve di comando.ed il mio-come dici te- non è un” trincerarsi dietro la politica che non fa il proprio mestiere” perchè personalmente avrei preferito ben altro manovratore al timone che un democristiano sotto mentite spoglie che per reggere si appoggia agli ex fascisti e dice che se la sinistra non si aggiorna è destra e che ultimamente per reggere e far passare le sue riforme come scuola e job act strizza l’occhiolino a Verdini e forse presto anche a Berlusconi,mentre fanno -quello si il teatro- ad essere maggioranza ed opposizione quando apriamo la televisione.Allora la gente anche se li ha votati nella sua maggioranza e applaude,di cosa deve aver piena la testa ? Di Fresu, Cigni o della Frasson di cui nessuno osa mettere in dubbio le capacità? E’ questo che la gente anche in periferia deve capire.Ma mi sembra che in parte la risposta la gente l’abbia anche data e nella sua molto relativa partecipazione c’è contenuto soprattutto questo che ho detto.perchè da sempre le spinte e le reazioni non sono scisse l’una dall’altra, ma in diretta conseguenza.Che detto fra noi per fortuna del genere umano è la spinta che rifiuta proprio per il ”materialismo storico”la frammentazione dei processi non ostante vi sia chi tenti di presentarli scissi e trovare le ragioni e le facilità che vengano assorbiti e far passare i propri fini.E tale impostazione mia non è una ”chiesa”, la chiesa è quell’altra, cioè l’establishment e chi scalpita per lui.Che sono i più, che se ne rendano o meno conto.
no,non mi riferisco a te.